Gli anni ‘80 sono stati il momento in cui la società italiana ha riflettuto se se stessa e sulle sue prospettive demografiche. Risale a quel tempo la definizione di giovani anziani ( 65-74 anni ), anziani ( 75-84anni ) e vecchi ( 85-99 anni) .

Queste due ultime fasce rappresentano la terza e la quarta età. È ovvio che il semplice scorrere del tempo non è l’unico indicatore dell’allungamento della vita ma la vivibilità della vita stessa è la determinante centrale della qualità di questo tempo che passa. Abbiamo deciso di affrontare questi temi in questo convegno perché riteniamo che non esista un trattamento riabilitativo valido in senso assoluto ma che si debba sempre considerare il contesto in cui ci muoviamo. Quindi occorre al più presto uscire dalla equazione grande vecchio=dentiera ed aprirsi al sapere che consente di gestire la salute orale degli “anziani” e dei “vecchi” con un ottica più ampia che tenga d’occhio la qualità della vita e come questa qualità impatti nelle performance quotidiane dei nostri concittadini. Tutto questo senza che nel nostro paese ,salvo rare eccezioni,ci si sia preso carico del problema: in Giappone altro paese di grandi vecchi è in piedi il progetto 80-80-20 per far sì che l’80% degli over 80 abbia 20 elementi dentari presenti in cavo orale. Un progetto ambizioso? Certo che sì ma comunque un progetto di una società evoluta che guarda al futuro.